19 Aprile 2024
EditorialiNews

Cosa non si fa per vendere!

È usuale che ogni artista anticipi l’uscita di un album, di un’opera d’arte, con una campagna pubblicitaria shock ed il solo fine provocatorio nel segno del “parlatene bene, parlatene male, purché ne parliate”. Banalissime strategie di marketing, viste e riviste. Già negli anni ’70 David Bowie, Renato Zero, Franco Battiato lo hanno fatto ed anche Madonna, negli anni ’80, pubblicava video con crocifissi in fiamme, suscitando l’indignazione ed le grida alla blasfemia. Recentemente anche Achille Lauro è stato oggetto di una campagna pubblicitaria controversa che, al pari della star italo-americana, lo vedeva crocifisso. Nulla di nuovo all’orizzonte.
Le mode spesso partono da lontano e impiegano un po’ di tempo a raggiungere il vecchio continente, come quelle legate al serissimo movimento “black lives matter”, che deviandone il messaggio però, ne cavalcano i contenuti per differenti finalità, anche di becero marketing. Ed ecco che, a distanza di un anno, Gianna Nannini che americana non è, ha lanciato il video che accompagna il suo nuovo singolo “l’aria sta finendo” e, anche in questo caso, già dalla grafica ci viene ricordato qualcosa di già visto più di quarant’anni fa nel video di The Wall dei Pink Floyd. Nel video della cantante toscana, alcuni poliziotti con  facce da maiali e uniformi blu con i cinturoni bianchi (in uso in Italia e non in America), picchiano una persona di colore, inerme. Seguono altre provocazioni sui nostri tempi: pillole somministrate come droga con su incisi simboli religiosi e crocifissi; ed ancora una serie di stereotipi ambientali e culturali sull’onda di un altro movimento importato, quello di Greta Thunberg. Come se anche i suoi cd non fossero di plastica o i suoi video non fossero fruibili su social e smartphone messi alla gogna. La coerenza non paga, il trend ormai è quello e, lo abbiamo detto all’inizio: nulla di nuovo o originale all’orizzonte. Quello che ci sfugge è l’attinenza tra il testo di questa ballata dal sound rock internazionale che parla, apparentemente, di una storia d’amore, ma vuole lanciare invece il solito messaggio di cambiamento come nella migliore tradizione di certa musica, con il discutibile video che lo accompagna.
Non siamo maiali! Non siamo picchiatori seriali ed in questo momento di pandemia, in cui proprio le Forze dell’Ordine sono esposte in prima linea pagando un elevatissimo prezzo, l’ultima cosa di cui avevamo bisogno, era l’incitamento ad un odio ormai dilagante verso le uniformi.
Se Gianna Nannini racconta dell’aria che sta finendo, noi da anni urliamo alla pazienza che è oramai esaurita.  Avremmo bisogno di altri tipi di attenzione al di là dell’esterofilia sterile, degli stereotipi visti e rivisti da oltre cinquant’anni. Abbiamo bisogno di attenzione riguardo a mezzi, equipaggiamenti, pensioni, integrazioni contributive, strumenti per affrontare la pandemia. Ed ancora tutele sindacali, carenza di organico, elevazione dello stress e delle condizioni lavorative, attenzione al fenomeno dei suicidi. Ma, ovviamente, non ci aspetteremo mai di trovarle in chi preferisce forme di provocazione finalizzate al becero marketing, alla pubblicità immediata sulle spalle di chi non guadagna milioni di euro e che,  oltre ad uno stipendio da fame, deve sopportare pure la faccia da maiale associata alle proprie uniformi. Non siamo maiali, ma siamo trattati come carne da macello!
Il SIM, Sindacato Italiano Militari Arma dei Carabinieri, ritenendo semplicemente vergognose ed inaccettabili questo tipo di provocazioni, solidarizza con i fratelli della Polizia di Stato e con tutti gli uomini in uniforme che con la “FACCIA DEL CORAGGIO”, nonostante ci siano persone che gli ragliano contro, fanno sì che tale Signora Nannini possa dormire sogni tranquilli.

SIM CARABINIERI
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