Essere madri oggi: tra aspettative, bisogni e realtà
Ogni anno, la seconda domenica di maggio, si celebra la Festa della Mamma. È un rito collettivo di amore e riconoscenza, vissuto con genuina emozione.
Tuttavia, questa giornata porta con sé anche una riflessione necessaria: quale immagine della madre stiamo celebrando? E soprattutto, che tipo di aspettative psicologiche e culturali rinforziamo in questa ricorrenza?
Quando parliamo di maternità, intendiamo quell’esperienza travolgente che determina una trasformazione dell’identità della donna, delle sue abitudini e dei suoi ruoli nei contesti sociali di appartenenza; coinvolge profondi cambiamenti fisici, emotivi e psicologici.
La si definisce spesso come il “momento più felice della vita”. Ma la realtà è più complessa.
Le madri si muovono in uno spazio dove la gioia convive con la paura, dove l’amore più puro può coesistere con la stanchezza più profonda, dove il senso di pienezza si intreccia con una nostalgia improvvisa per sé stesse, per la donna che si era prima.
Ogni nascita, anche quella di una madre, porta con sé una perdita: di tempo, di libertà, di vecchie identità. Ed è in quella perdita che nasce la possibilità di scoprirsi di nuovo.
La Festa della Mamma, oltre a ricordare il ruolo delle madri in ambito familiare, pone l’attenzione anche sulle necessità e le sfide che quest’ultime incontrano in ogni sfera della vita.
Ancora oggi le donne continuano a interfacciarsi con numerose difficoltà, conseguenze di una cultura basata su stereotipi, credenze e pregiudizi che circondano la maternità e il lavoro. Un tratto che caratterizza storicamente lo stile di vita italiano è l’evidente sproporzione nella gestione dei carichi familiari: infatti, una grande percentuale del lavoro di cura non retribuito oggi viene svolto dalle donne, che spesso finiscono in occupazioni ricalcate sui ruoli tradizionali, caratterizzate da retribuzioni meno elevate, minore qualificazione e scarse prospettive di carriera. Il benessere emotivo e psicologico delle madri richiede oggi una maggiore attenzione.
Celebrare la maternità dovrebbe significare innanzitutto riconoscerne la complessità. Accogliere il diritto delle madri a essere stanche, a non sapere sempre cosa fare, a sbagliare. Restituire loro uno spazio di umanità, non di eroismo.
La maternità non è un archetipo statico, ma un’esperienza soggettiva, diversa per ogni donna. C’è chi si sente madre anche senza aver partorito, chi non si riconosce nel ruolo materno, chi costruisce una relazione profonda con i figli nonostante i fallimenti.
La festa della mamma è un’occasione per rompere gli stereotipi, per restituire voce e dignità a tutte le donne che si sono confrontate con la maternità, in ogni sua forma.
Perché l’amore nasce dove finisce l’ideale e inizia l’umano.
Per qualsiasi informazione in merito potete contattare il Dipartimento Salute e Benessere del SIM, chiamando al numero 3331829832 o scrivendo all’e-mail psicologiamilitare@simcarabinieri.cc
𝐒𝐈𝐌 𝐂𝐀𝐑𝐀𝐁𝐈𝐍𝐈𝐄𝐑𝐈 #MaiPiùSoli 𝑫𝒊𝒑𝒂𝒓𝒕𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝑺𝒂𝒍𝒖𝒕𝒆 𝒆 𝑩𝒆𝒏𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆
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