18 Settembre 2025
NewsSalute e benessere

REVENGE PORN: QUANDO UNA FOTO PUO’ ESSERE FATALE

Negli ultimi anni, il fenomeno del Revenge Porn – ovvero la diffusione non consensuale di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito – ha assunto proporzioni allarmanti. Spesso associato alla vendetta in seguito alla fine di una relazione, questo comportamento rappresenta una forma di violenza emotiva e psicologica che può colpire tanto gli adolescenti quanto gli adulti, sebbene con modalità e conseguenze differenti.

Tra i minori, il Revenge Porn si manifesta prevalentemente come esito di una scarsa consapevolezza. Non è quasi mai motivato da intenti economici o estorsivi, ma piuttosto da dinamiche relazionali immature, superficialità nella gestione dell’intimità e ignoranza delle implicazioni legali. I ragazzi condividono immagini intime spesso per gioco, per sentirsi accettati dal gruppo o come dimostrazione d’affetto. Tuttavia, in assenza di un’educazione adeguata al consenso e al rispetto dell’altro, queste stesse immagini possono trasformarsi in strumenti di umiliazione e vendetta.

La situazione cambia e si aggrava quando si parla del mondo adulto. Qui il fenomeno assume contorni più strutturati e, talvolta, più violenti. Può diventare un’arma nelle mani di partner abusanti, un modo per esercitare controllo e dominazione. La violazione della privacy diventa un mezzo per annientare la dignità dell’altro, per vendicarsi, manipolare o addirittura estorcere denaro. In molti casi, le vittime sono donne, che si trovano esposte non solo alla violazione della loro intimità ma anche a un forte stigma sociale che finisce per colpevolizzarle.

Le conseguenze psicologiche sono devastanti, a prescindere dall’età. Le vittime si trovano spesso in uno stato di choc profondo, accompagnato da ansia, vergogna e isolamento. Il senso di colpa è un elemento ricorrente: molte persone si sentono responsabili per aver condiviso quelle immagini inizialmente, dimenticando che la violazione del consenso è l’unico vero crimine. Alla vergogna si aggiunge la paura costante che quelle immagini possano continuare a circolare, riemergere in nuovi contesti, diventare virali. È una ferita aperta che il tempo fatica a rimarginare, soprattutto quando manca un adeguato sostegno psicologico.

Molti adolescenti, in particolare, vivono questi episodi come una frattura profonda nella propria identità in formazione. Nei casi più estremi, possono emergere comportamenti autolesionistici, isolamento sociale, abbandono scolastico e, in situazioni gravissime, rischio suicidario. Ma anche tra gli adulti, le conseguenze non sono meno gravi: attacchi di panico, disturbi del sonno, depressione e difficoltà relazionali sono all’ordine del giorno. Il danno non si esaurisce con la diffusione del materiale: si rinnova ogni volta che quel contenuto riappare o viene evocato, anche solo con un messaggio minaccioso, una condivisione accidentale o un commento malevolo.

È necessario, oggi più che mai, superare la retorica della “leggerezza” con cui si tende ancora a trattare questo fenomeno, soprattutto quando coinvolge i giovani. Il Revenge Porn non è uno scherzo, né un errore di valutazione: è una forma di abuso che merita attenzione, comprensione e una risposta collettiva forte, capace di restituire alle vittime la dignità e la sicurezza che è stata loro strappata.

Per qualsiasi informazione in merito potete contattare il Dipartimento Salute e Benessere del SIM, chiamando al numero 3331829832 o scrivendo all’e-mail psicologiamilitare@simcarabinieri.cc

SIM CARABINIERI

Dipartimento salute e benessere

Responsabile Prof.ssa Laura Seragusa

Chiara Galatà – Samuele Bove – Elisa De Cecco – Chiara Sollazzo – Ginevra De Mei – Ilaria Lorini

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