Due agosto 1993: il coraggio di servire, una storia che il SIM Carabinieri non dimentica
Lentante Sul Seveso (MI). Il 2 agosto 1993 a Lentate sul Seveso (MI), due militari dell’Arma – il Vice Brigadiere Claudio Risino, originario di Noto (SR), e il Carabiniere Mauro Baccoli, nato a Brescia – si trovarono a dover affrontare una situazione estrema: una rapina a mano armata presso un ufficio postale. Quello che accadde in quei drammatici istanti non fu frutto dell’improvvisazione, ma espressione limpida di professionalità, addestramento e spirito di servizio. I due carabinieri intervennero con prontezza e determinazione, affrontando i criminali in un conflitto a fuoco che si concluse con il recupero dell’intera refurtiva e la neutralizzazione dei rapinatori. A riconoscimento del loro gesto, fu conferita – in vita – la Medaglia d’Argento al Valor Militare. In quegli anni, l’Italia attraversava una fase storica complessa, segnata da instabilità, da una crescente criminalità comune e da fenomeni eversivi e mafiosi che mettevano a dura prova lo Stato. In quel contesto, le Forze dell’Ordine rappresentavano – e continuano a rappresentare – un baluardo di legalità e sicurezza, spesso chiamate ad agire senza esitazione, anche in situazioni che mettono a rischio la propria vita. L’azione di Risino e Baccoli è un esempio tra tanti del servizio silenzioso, ma fondamentale, che migliaia di carabinieri compiono ogni giorno nel nostro Paese. Il coraggio non è l’assenza di paura, ma la capacità di agire nonostante la paura. Un gesto eroico non nasce dal caso, ma dalla profonda interiorizzazione di valori come l’onore, il dovere, la responsabilità verso la collettività. Oggi, a distanza di 32 anni da quell’intervento, il SIM Carabinieri ritiene doveroso non solo ricordare, ma anche valorizzare quella pagina di storia. Far memoria significa costruire identità e riconoscere che la democrazia si difende anche grazie al sacrificio quotidiano di chi veste una divisa con dedizione e senso dello Stato. Claudio Risino e Mauro Baccoli non sono soltanto due nomi da commemorare: sono esempi da tramandare. La loro storia ci ricorda che la divisa non è un simbolo sterile, ma una scelta di vita al servizio della comunità. In tempi in cui la fiducia nelle istituzioni appare talvolta fragile, riaffermare con forza questi valori è un atto civile e morale. Il SIM Carabinieri rinnova oggi la sua vicinanza ai familiari, il proprio orgoglio per il gesto dei colleghi, e il proprio impegno a difendere la memoria di chi ha onorato l’Arma con azioni che meritano di essere ricordate, raccontate e trasmesse.
SIM CARABINIERI