USO E ABUSO DI SOSTANZE: FATTORI DI RISCHIO E STRATEGIE DI PREVENZIONE
Roma. Quando si tratta il tema dell’utilizzo di sostanze psicotrope è necessario fare una breve distinzione tra quelli che sono uso, abuso e dipendenza da tali sostanze: il primo comprende un consumo occasionale o abituale accompagnato dall’intossicazione, ovvero l’effetto immediato e reversibile dell’assunzione della sostanza che porta a cambiamenti significativi a livello comportamentale e psicologico. Dopodiché si ha l’abuso che è una modalità patologica del consumo della sostanza, con conseguenti disagi clinici significativi (ad esempio l’incapacità di adempiere ai propri compiti nei contesti di vita, l’uso in condizioni rischiose, come alla guida, e ricorrenti problemi sia legati all’uso della sostanza che problemi sociali ed interpersonali causati dagli effetti della stessa. Infine, per dipendenza, si intende la ricerca anomala ed eccessiva che avviene nonostante essa sia dannosa, causando problemi fisici e psicologici. Essa si divide in tre fasi distinte: la tolleranza, ossia il bisogno di dosi sempre più elevate; l’astinenza, ovvero l’uso per evitare i sintomi di privazione da sostanza; e infine, il craving che comporta una spesa notevole di tempo in attività necessarie a procurarsi la sostanza. In ambito psicologico troviamo tre aspetti strettamente collegati all’abuso di sostanze che sono ossessività, compulsività e impulsività. L’ossessività si manifesta in pensieri intrusivi legati alla dipendenza, causando ansia e disagio. L’impulsività provoca irrequietezza e agitazione nell’assenza della sostanza, mentre la compulsività porta a comportamenti ripetitivi e obbligati, nonostante le conseguenze negative. Gli effetti delle droghe comprendono: danni al sistema nervoso centrale, convulsioni, danni irreversibili alla memoria, infertilità, insufficienza renale, overdose e talvolta morte (Ordine Psicologi Regione Sicilia). Tra i fattori di rischio attitudinali nell’abuso di sostanze troviamo disturbi dell’infanzia come il disturbo della condotta e l’ADHD, tratti temperamentali come la ricerca di nuove emozioni, difficoltà nell’affrontare lo stress e l’isolamento sociale che si configurano nei disturbi del tono dell’umore. Inoltre, l’aggressività (più marcata nei ragazzi) e l’internalizzazione di disturbi alimentari e autolesionismo nelle ragazze, la difficoltà nella fruizione delle gratificazioni e nella progettualità sono ulteriori fattori di rischio attitudinali che si trovano spesso alla base dei comportamenti dei consumatori di queste sostanze. Questi elementi possono spingere all’uso di sostanze per gestire emozioni, relazioni o malesseri interiori. Per fattori di protezione si intende l’insieme delle variabili e delle caratteristiche del contesto e della persona che limitano il coinvolgimento degli adolescenti nel rischio. Negli ultimi anni si è notato che i fattori di protezione possono agire sia attraverso la promozione di abilità personali utili per il superamento dei diversi compiti di sviluppo e per la promozione di un maggiore benessere, sia attraverso la riduzione, il bilanciamento, la neutralizzazione o la compensazione dei fattori di rischio. A livello personale, la disapprovazione della devianza, l’importanza attribuita all’esperienza scolastica, e la soddisfazione di tale, ed alla religione, rappresentano degli importanti fattori di protezione personali capaci di incidere sulle scelte degli adolescenti. Infatti, coloro che vivono l’esperienza scolastica come gratificante e si riconoscono nei valori legati al rispetto degli altri e delle regole sociali, utilizzano strategie e percorsi non lesivi. Un ulteriore fattore di protezione può essere la percezione del rischio e la conoscenza delle possibili conseguenze negative a cui ci si espone assumendo certi comportamenti. Tuttavia, questo approccio, che ha portato alla creazione di slogan usati nelle campagne di prevenzione, è per lo più inefficace: infatti, le azioni umane non discendono da valutazioni esclusivamente cognitive, ma sono strettamente connesse anche a fattori emotivi, affettivi, relazionali e sociali. Infine, a livello familiare, un buon equilibrio tra sostegno e supervisione crea le premesse non solo per la costruzione di un’immagine positiva di sé, ma anche per la riduzione del rischio di un’implicazione grave e persistente nell’uso di sostanze psicoattive. Con uno stile educativo autorevole, la famiglia svolge un ruolo protettivo sia aiutando l’adolescente ad acquisire una sempre maggior capacità di autoregolazione sia riducendo i sentimenti di malessere dei figli adolescenti attraverso il dialogo e il sostegno affettivo. Anche lo stile supportivo, caratterizzato da alto sostegno e scarsa supervisione, può essere protettivo, soprattutto per gli adolescenti più grandi e per le ragazze. Al contrario, stili autoritari (basso sostegno e alta supervisione) e permissivi (scarso sostegno e bassa supervisione) sono dei fattori di rischio.
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SIM CARABINIERI Dipartimento salute e benessere
Responsabile Prof.ssa Laura Seragusa
Chiara Galatà – Samuele Bove – Elisa De Cecco – Chiara Sollazzo – Ginevra De Mei – Ilaria Lorini
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