27 Luglio 2024
NewsVittime del dovere

Associazione Vittime del Dovere: “Riportare i boss in carcere”. La richiesta alle Istituzioni.

Al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte
Al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese
Al Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini
Al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede
Al Presidente del Senato della Repubblica, Elisabetta Casellati
Al Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico
Alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno
delle mafie e sulle altre associazioni criminali
Alla Commissione Giustizia del Senato della Repubblica
Alla Commissione Giustizia della Camera dei deputati
Ai Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati e del Senato
della Repubblica

Oggetto: Gentile richiesta di tempestivo intervento volto a riportare i boss della criminalità organizzata in carcere, evitare altre scarcerazioni ed accertare le reali responsabilità di una vera e propria catastrofe penitenziaria.

L’Associazione Vittime del Dovere, i cui scopi sono la salvaguardia della memoria dei rappresentanti delle Istituzioni colpiti dalla criminalità comune, organizzata e terrorismo, la tutela dei diritti delle loro famiglie, la valorizzazione del lavoro svolto quotidianamente dalle Forze dell’Ordine, Forze Armate e dalla Magistratura e più in generale la promozione del rispetto dei valori di giustizia, legalità e solidarietà all’interno del nostro Paese, trasmette la presente urgente richiesta di tempestivo intervento volto a riportare i boss della criminalità organizzata in carcere, evitare altre scarcerazioni ed accertare le reali responsabilità.
Oggi si celebrerà 28° Anniversario della Strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, riteniamo coerente e necessario onorare la memoria di tutti coloro che hanno offerto la propria vita in nome dello Stato proponendo
azioni concrete che possano garantire reale giustizia.
In data 8 maggio abbiamo trasmesso un documento di sintesi di tutto il lavoro svolto dall’Associazione Vittime del Dovere finalizzato ad impedire l’inaccettabile esodo di centinaia di pericolosi boss responsabili di efferati crimini che hanno insanguinato il nostro Paese negli ultimi decenni. In poche settimane sono stati annullati anni di lotta al fenomeno mafioso (Relazione in allegato).
Questi nostri insistenti appelli, fatti di note, lettere, comunicati stampa, interrogazioni parlamentari inviati ripetutamente al Ministero della Giustizia e al Governo sono stati totalmente inascoltati. Purtroppo, i fatti
dimostrano che i timori crescenti, da noi palesati nel corso delle settimane, erano non solo fondati, ma hanno visto drammaticamente la loro realizzazione.
Il nostro lavoro è proseguito ininterrottamente con l’invio di una nota integrativa in data 13 maggio, anche ad essa non è stato dato alcun riscontro (Nota integrativa in allegato). Dal 9 marzo ad oggi le nostre istanze sono state ampliate, dato il continuo evolversi della situazione normativa in risposta all’emergenza sanitaria, e completate, a seguito di una analisi più approfondita dei recenti DL che sono in esame in Parlamento.
Per questa ragione e a causa dell’assenza di qualsiasi risposta, ci siamo determinati a chiedere la partecipazione personale e diretta delle Vittime del Dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata che compongono la nostra grande famiglia, invitando a trasmettere una specifica istanza di intervento alle
Istituzioni in indirizzo, così che l’unione delle nostre voci faccia giungere la nostra indignazione forte e chiara al Governo, affinchè vengano adottate immediate ed improcrastinabili misure concrete di lotta
alla criminalità organizzata, come di seguito evidenziato.
• Accoglimento delle seguenti proposte di emendamenti nel primo provvedimento normativo di prossima approvazione:
1. “i detenuti sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis II comma O.P., quelli in regime di Alta Sicurezza nonché i detenuti con fine pena non superiore a diciotto mesi, anche se costituente parte residua di maggior pena, salvo che la pena già̀ scontata afferisse a reati di cui all’art. 4 bis della legge 26 luglio 1975 n. 354 e successive modificazioni, non possono usufruire della
beneficio di cui all’art. 123 del D.L. n. 18 del 17.03.2020, convertito con modificazioni dalla L. 24 aprile 2020, n. 27”
2. “i permessi di cui all’art. 30 bis nonché la detenzione domiciliare di cui all’art. 47 ter della Legge 26 luglio 1975, n. 354, come modificata dal D.L. 30 aprile 2020, n. 28, possono essere disposti solo previo parere vincolante del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo in ordine all’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata ed alla pericolosità del soggetto”
3. “le disposizioni relative ai colloqui di cui all’articolo 4 del D.L. 10 maggio 2020 n. 29 non sono applicabili ai detenuti sottoposti ad art. 41 bis II comma o.p. e a quanti condannati per reati di cui all’articolo 4 bis o.p.”
• Introduzione di un nuovo reato per il possesso e/o l’utilizzo in carcere di cellulari da parte dei detenuti
• Ritiro della circolare DAP del 21 marzo 2020
• Revoca della concessione all’utilizzo di Skype disposta dal DAP per i detenuti del circuito detentivo Alta Sicurezza
• Revoca della detenzione domiciliare o del differimento della pena per quei detenuti che ne siano stati ammessi
• Accertamento, verifica e sanzionamento delle responsabilità di coloro che a vari livelli hanno ignorato e/o omesso segnalazioni di pericolo e non hanno posto in essere concrete azioni di intervento
• Istituzione di un tavolo di lavoro di Vittime del Dovere, terrorismo e criminalità organizzata in seno al Ministero della Giustizia.

Appare evidente che proprio l’approssimarsi di una celebrazione così significativa, quanto dolorosa, come quella della strage di Capaci, imponga di abbandonare vuote commemorazioni ufficiali per fare posto a concrete forme di partecipazione e intervento, soprattutto quando il pericolo è quello di far crollare un sistema ideato per contrastare efficacemente le forme più gravi di eversione dell’ordinamento democratico e realizzato grazie al sacrificio di troppi Eroi moderni, la cui memoria
non deve essere solo ricordata, ma rispettata e difesa.
Confidiamo nella volontà di un sincero e tangibile interesse verso la memoria del sacrificio di tutte le Vittime del Dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata.

Con Osservanza

Associazione Vittime del Dovere
Il Consiglio Direttivo
Emanuela Piantadosi, Presidente
Orfana del Maresciallo Capo dei Carabinieri Stefano Piantadosi, Medaglia d’Oro al merito civile, ucciso il 15 giugno 1980 da un detenuto ergastolano in permesso premio.
Sergio Pomponio, Vicepresidente. Orfano del Vice Brigadiere della Polizia di Stato Giovanni Pomponio, Medaglia d’oro al valor civile, ucciso a Napoli dalla criminalità organizzata il 30 ottobre 1975.
Ambra Minervini, Segretario Generale. Orfana del Magistrato Girolamo Minervini, ucciso a Roma dalle BR il 18 marzo 1980.
Luca Calandini. Orfano del Carabiniere Michele Calandini, deceduto a San Pietro in Gu (PD) il 25 novembre 1975.
Irene Ferrari. Vedova del Maresciallo Capo dei Carabinieri Giorgio Di Pietro, Medaglia d’argento al Valor Militare, ucciso a Ponte San Pietro (BG) il 14/5/1984
Alessandro Luzzi. Orfano del Maresciallo Scelto dell’Aeronautica Militare Lido Luzzi, Medaglia d’oro al valor civile, deceduto in località Laconi (Nuoro) il 29 agosto 1985.
Saverio Piantadosi. Orfano del Maresciallo Capo dei Carabinieri Stefano Piantadosi, Medaglia d’Oro al merito civile, ucciso il 15 giugno 1980 da un detenuto ergastolano in permesso premio.
Generale dell’Arma dei Carabinieri (r) Paolo Rota Gelpi. Medaglia di bronzo al Valor Militare, gravemente ferito dalla criminalità a Lissaro (PD) il 16 maggio 1988

Comunicato stampa

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