12 Ottobre 2024
EditorialiNews

La strage di Nassiriya

“Antica Babilonia” è il nome che fu dato alla missione di peacekeeping con la quale l’Italia, a partire dal luglio del 2013, partecipò alla rinascita dell’Iraq dopo la c.d. “seconda guerra del golfo”, l’operazione militare americana denominata “Iraqi freedom”, iniziata nel marzo del 2003 e finalizzata al rovesciamento del regime dittatoriale di Saddam Hussein.

In tale missione, l’Arma dei Carabinieri (nel solco della sua tradizione di missioni all’estero, iniziate nel lontano 1855 con la guerra di Crimea), venne impiegata con i compiti di polizia militare, ordine pubblico, addestramento in favore delle polizia locali, contribuendo alla creazione dei presupposti per la rinascita di un governo stabile Iracheno, quella che viene spesso definita “la cornice di sicurezza”, indispensabile all’opera di ricostruzione di un paese dopo un conflitto bellico.

La base “Maestrale” ubicata a Nassiriya, già sede della Camera di Commerci di Saddam Hessein (detta anche Animal House), divenne così quello che in gergo viene chiamato compund, il complesso di edifici dove i Carabinieri stabilirono la loro Caserma, non molto lontana dalla “Libeccio”, l’altra basa utilizzata da esercito e marina italiana.

Sebbene l’allora Presidente degli USA, George W. Bush, dichiarava  – già a maggio del 2003 – terminato il conflitto (almeno quello in larga scala con i relativi bombardamenti aerei), la presenza americana sul terreno è stata da sempre osteggiata e considerata come l’occupazione dell’odiato invasore occidentale, con conseguenti numerosi attentati ad opera di gruppi religiosi armati, come quelli  sciiti e i sunniti, all’interno delle varie galassie di gruppi fondamentalisti di “Al Qaida” dei quali, purtroppo nel tempo, abbiamo imparato i vari nomi.

Alla stregua dei militari USA, anche quelli delle altre nazioni che li sostennero – sebbene in modo differente – furono fatti oggetto di attentati ad opera di gruppi terroristici locali; tra questi, purtroppo, anche i nostri soldati  divennero bersaglio di estremisti sunniti facenti capo Abu Musab al-Zarqāwī, leader vicino ad “Al Qaida” e Osama bin Laden.

Alle ore 10:40 del 12 novembre 2003, ora di Nassiriya (in Italia, le 08:40), un camion cisterna carico di esplosivo puntava a velocità contro la base “Maestrale” e solo grazie alla prontezza dell’Appuntato dei Carabiniere di guardia,  Andrea Filippa, il quale che aprì il fuoco sugli attentatori alla guida,  venne evitata una strage di dimensioni ben peggiori. L’autocisterna esplose comunque dinnanzi l’ingresso della base e la devastante deflagrazione causò la morte di 28 uomini, di cui 19 italiani e 9 iracheni. Dodici furono le vittime tra i Carbinieri e vogliamo celebrarli ricordando i loro nomi: Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi,  Alfonso Trincone. Cinque quelli dell’Esercito: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci, che facevano da scorta ai civili Marco Beci ed al regista Stefano Rolla che stavano “girando” un documentario sui nostri soldati. Venti i feriti rientrati in Patria, tra i quali l’unica donna del contingente, il Maresciallo Marilena Iacobini.

Oggi, a distanza di ben 17 anni, resta vivo il ricordo di quelle immagini impressionanti, il cratere lasciato dall’esplosione, il nostro ground zero, la totale devastazione della base Maestrale totalmente sventrata, l’incomprensione difronte a tanto odio cieco, rispetto all’opera di aiuto e sostegno alle popolazioni locali offerto dai Carabinieri, non in ultimo, anche nella tutela delle tante opere d’arte millenarie da salvaguardare, nell’Antica Babilonia.

Vogliamo ricordarli con lo stesso affetto dimostrato nei funerali di Stato, le bare allineate, gli occhi lucidi, il corteo dei Corrazzieri, il lungo e commosso abbraccio del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi ai parenti delle vittime, la folla composta e silenziosa che in lacrime sfilava lungo la camera ardente per stringersi idealmente e con affetto ai nostri ragazzi, ai figli di questa Nostra Patria che con il loro sacrificio hanno saputo incarnare e testimoniare i valori immutati nel tempo, di abnegazione e servizio nel segno delle più alte e nobili tradizioni militari.

SIM CARABINIERI
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